Firma un contratto dellammontare di 200 dollari con la figlia un padre di Boston per incentivarla a disintossicarsi da Facebook, social network da cui la ragazza era fortemente dipendente.
Per un periodo di almeno cinque mesi Paul Baier prova così a staccare la giovane quattordicenne della creatura di Marc Zuchererg, che è ormai noto creare addictionnon solo nella fascia detà giovanile, che comunque resta la più esposta a questo pericolo, ma anche tra gli adulti. Del resto solo alcuni mesi fa era stato un gruppo di ricerca dellUniversità di Chicago, guidato dal professore Wilhalm Hoffmann, a dimostrare che il bisogno di accedere ai propri canali di comunicazione, Facebook e social network su tutti, superava addirittura alcune necessità primarie delluomo, come quella di fare lamore.
La ricerca, in quelloccasione condotta su un campione di 250 persone comprese tra i 18 e i 65 anni, tentava proprio di individuare i bisogni cui luomo non riesce a resistere se messo sottopressione ed essendone privato. Se, fortunatamente, ai primi tre posti resistono ancora mangiare, dormire e bere (intendiamo bevande non alcoliche), subito al quarto posto cè il bisogno di andare su internet e controllare la mail e i social network. Il 71% delle persone prese in esame cede allimpulso di controllare la posta elettronica più o meno ogni ora, lo stesso tempo in cui nel 65% dei casi non si riesce a stare lontani dalle proprie bacheche di Twitter e Facebook. Addirittura si sentirebbe meno la necessità di una sigaretta, e di altri vizi storici delluomo, come quello legato alle bevande alcoliche.
La ricerca delluniversità americana certo non è lunica, e sconvolge sapere soprattutto che non cè limite alluso di Facebook e dello smartphone, che la maggior parte delle persone lo utilizza anche in occasione di appuntamenti galanti. A mostrarlo, sempre non molti mesi fa, una ricerca pubblicata dalla psicologa norvegese Cecilie Schou Andreassen, che ne parlava dalle pagine dellinglese Daily Mirror. Gli inglesi, infatti, secondo unaltra indagine apparsa sul The Sun, sarebbero tra i più dipendenti. I sudditi di sua maestà nel 53% dei casi utilizzerebbero i social network e lo smartphone a tavola, nel 65% dei casi anche se al primo appuntamento, giocandosi la possibilità di trovare un partner. Soprattutto le donne non riuscirebbero a farne a meno, obbligando laltro sesso a subire silenziosamente.
La situazione non è diversa in Italia, dove dati non più incoraggianti sono pubblicati dagli esperti del settore. I social network, in prima fila ancora Facebook, non farebbero assolutamente bene alla coppia aggiungendo eccessive distrazioni al menage familiare. Troppo il tempo trascorso ad aggiornare bacheche, a pubblicare foto, e ancora troppe le occasioni di essere corteggiati da persone che conosciamo più o meno bene. Secondo lAssociazione Matrimonialisti Italiani nell80% dei divorzi il social di Mark Zucherberg giocherebbe un ruolo determinante per scoprire tradimenti e flirt del coniuge.
Insomma, cè poco da stare tranquilli se scorgete il partner che se ne sta tranquillo al computer, a quanto pare o si è dipendenti da Facebook o lo si usa per compiere azioni poco edificanti!